Nel corso degli ultimi anni, si è assistita alla crescita di una nuova forma di economia definita economia collaborativa. Raggiungendo una fase di integrazione pari a quelle delle economie del profitto, questa nuova tipologia di visione finanziaria mostra connotati solidi, sia a livello teorico che a livello pratico, grazie anche alla spiegazione fornita da Michel Bauwens, fondatore della Fondazione P2P e autore del libro “Network Society and FourScenarios for the Collaborative Economy”. Secondo lui, il capitale ha una funzione diversa rispetto al passato, ed è spesso impiegato mediante investimenti strategici destinati, ad esempio, alla raccolta trasversale di contributi gratuiti elargiti spontaneamente dagli utenti sparsi per il globo.
La gratuità di numerose piattaforme materiali e multimediali genera una profonda crisi di valore che sminuisce non solo la forza lavoro, ma soprattutto il capitalismo stesso. Si viene a creare una profonda rottura tra produttori e consumatori, con quest’ultimi privati di un concreto potere d’acquisto. Ecco dunque spiegato perché sia cominciata un’autentica ricerca di forme economiche alternative, alimentate da cittadini e giovani lavoratori disposti a gettare le basi di un’economia condivisa dei beni comuni, forma equa e solidale in grado di azzerare i dislivelli gerarchici e finanziari.
Bauwens ritiene che una simile forma di economia abbia un potenziale enorme; tuttavia, occorrono nuovi tipi di licenze che non possono basarsi solo ed esclusivamente sulla condivisione, ma devono contemplare anche il principio di reciprocità forzata. Inoltre, queste licenze devono essere alla portata di tutti, dall’organizzazione no-profit all’istituzione, e le imprese con scopo di lucro hanno il dovere morale di contribuire a tutto ciò attraverso una piccola somma di denaro.
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