Mentre Boeri ( propenso) e Poletti (contrario) continuano a discutere sul contributo da chiedere ai pensionati più ricchi, un’ondata di ricorsi rischia di aprire una nuova voragine nei conti Inps. Ad occhio e croce parliamo di circa 15 miliardi di euro.
La responsabilità sembra sia da attribuire al governo Monti che, nel novembre 2011, bloccò la rivalutazione delle pensioni superiori a 1450 euro lordi mensili, tre volte quella minima.
Nel 2015, invece, la Consulta dichiarò incostituzionale lo stop dei controlli, dando così origine a migliaia di richieste per ottenere il rimborso della mancata indicizzazione.
A quel punto, è intervenuto Renzi che ha tentato di aggirare la sentenza prevedendo un rimborso parziale, ma la soluzione non ha convinto nessuno.
Il Codacons, i sindacati e gli studi legali si sono uniti mobilitando migliaia di pensionati contro Renzi, per richiedere il rimborso integrale per la mancata rivalutazione.
Gli italiani interessati sarebbero 6 milioni, i quali dovrebbero ricevere una quota complessiva di 4 miliardi all’anno. Facciamo due conti.
Chi prende una pensione da 2 mila euro lordi al mese, avrebbe diritto a circa 4 mila euro di rimborso, mentre dal governo ne sono arrivati solo 437.
Cosa ne pensano i giudici a riguardo?
La Corte dei Conti di Veneto e Liguria ritengono che il decreto di Renzi non sia incostituzionale, i giudici di Brescia e Palermo hanno, invece, rimesso la questione alla Corte. Particolare sufficiente a dar speranza ai pensionati.
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