Italiani: un popolo d’evasori

Ebbene sì, da un recente studio di Confindustria le imposte evase ammontano a 122 miliardi di euro. Secondo la Commissione europea peggio di noi, solo la Romania, la Lituania, la Slovacchia e la Grecia. Quasi ogni giorno emerge un nuovo caso di evasione, falsi invalidi e ricchi nulla tenenti, che pranzano alla Caritas con il BMW che li aspetta fuori.

Perché in Italia si evade?

E’ semplice, ci si approfitta di condoni e leggi ad hoc per farla franca. Il problema principale è la mancanza del vincolo tra comportamento onesto del cittadino e il livello dei servizi ricevuti dallo Stato. In pratica, se non ricevo un trattamento adeguato sono più invogliato ad evadere e rifiutare i pagamenti: se le scuole dove vivo sono inefficienti preferirò non dichiarare tutto il reddito, e con i soldi risparmiati, iscrivere mio figlio ad una scuola privata. I controlli non sono totalmente efficaci e sporadicamente arrivano dopo anni e anni di evasione, consentendo, quindi, all’ipotetico evasore di poter, eventualmente, richiedere uno sconto a fronte del pagamento immediato.

Chi ci rimette?

Sempre i contribuenti onesti e quelli che sono costretti ad esserlo perché lavoratori dipendenti pubblici e privati, che, avendo una tassazione decurtata a monte dello stipendio, sono gli unici che pagano grandi percentuali di tasse senza possibilità d’evasione. Considerando, anche, che la tassazione sul lavoro dipendente è già molto alta e che la differenza tra stipendio lordo e netto è elevatissima.

Quali sono le possibili soluzioni?

Una soluzione per migliorare la situazione potrebbe essere quella di migliorare i servizi, con più investimenti e meno sprechi. Perché, poi non progettare, un sistema di coordinamento fiscale tra i Paesi? Infatti, molti colossi della finanza e delle grandi marche vendono in Italia con fatturazioni a 6 zeri, ma la loro sede fiscale è altrove. Questo è proprio il caso della Apple: fino a poche settimane fa guadagnava milioni in Italia senza restituire al Paese, in tasse, nemmeno un centesimo.

La politica sta tentando di recuperare queste quote altissime per poter in futuro usare questi soldi a copertura delle leggi finanziarie e delle varie manovre che servirebbero per fa ripartire l’economia, sopratutto in Italia. Sfortunatamente, queste sono procedure lunghe e complesse gestite a livello internazionale, che spesso necessitano di mesi e anni per potersi sbloccare. Una volta sbloccate queste somme si avrebbero, dunque, le risorse da poter investire in progetti di risanamento dei conti pubblici con relativo stanziamento di fondi a tutela del lavoro e per far diminuire le tasse sul lavoro e, di conseguenza, far ripartire l’economia.

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