I fatti di rilievo della settimana finanziaria (18-22 aprile 2016)

I mercati internazionali sono stati influenzati da diversi eventi di portata macroeconomica nel corso della settimana dal 18 al 22 aprile 2016. Anzitutto, occorre citare la riunione del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea del 21 aprile, alla conclusione della quale il governatore Mario Draghi ha reso pubblica l’intenzione da parte dell’istituto di Francoforte di non voler intervenire sui tassi d’interesse. L’Eurotower ha così ribadito di voler proseguire con la strategia di politica monetaria vigente, che prevede un tasso sui depositi sotto lo zero (-0,4%) e l’espansione delle iniezioni di liquidità nel sistema, con acquisti di 80 miliardi di euro mensili. Durante la conferenza stampa, Draghi si è difeso inoltre dagli attacchi provenienti dal mondo politico tedesco, ribadendo che la BCE ha come scopo principale la tutela della zona euro, e non si può pensare solamente agli eventuali interessi della Germania. Sebbene le Borse europee non abbiano reagito con grande vigore a queste dichiarazioni, le prestazioni fornite dalle piazze più importanti nel corso dell’ultima settimana sono state soddisfacenti, con un +3,20 del DAX tedesco (che segue il buon incremento del 4,46% dei sette giorni precedenti), mentre Piazza Affari fa registrare un discreto +2,35%. In netto rialzo anche la quota dell’indice Eurostoxx 50 sul quale gli investitori stanno sempre più focalizzando la loro attenzione (clicca qui per sapere come giocare in Borsa: http://www.osservatoriofinanza.it/blog/come-giocare-in-borsa), mentre oltreoceano i mercati finanziari a stelle e strisce hanno fatto registrare profitti più modesti.

Ad inizio settimana si è svolto un altro incontro di grande rilievo per l’economia globale, anche se i risultati non sono stati concreti. Il vertice di Doha sulla produzione del petrolio si è infatti concluso con un nulla di fatto ed un rinvio a giugno. La sovrapproduzione di greggio da parte dei principali paesi produttori e l’ingresso dell’Iran nel mercato dopo la sollevazioni delle misure economiche ha creato una situazione di difficile definizione a livello planetario: il prezzo del petrolio è sceso drasticamente, fatto che ha contribuito ad abbassare il costo della benzina e di altri prodotti del comparto energetico, ma ha anche causato degli effetti recessivi nell’economia di vari paesi, per via della riduzione degli introiti dalla vendita dell’oro nero. La fumata nera del vertice non è quindi di buon auspicio per un eventuale rialzo del prezzo al barile nell’immediato futuro.

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